Il tuo datore di lavoro rifiuta di versarti lo stipendio su un conto corrente il cui IBAN non inizia per “IT”? È un caso di Discriminazione IBAN, espressamente vietata dai regolamenti europei. Nonostante ciò, continua a verificarsi e non di rado.

Chi sono le vittime? Qual è la portata del problema? Come comportarsi quando un imprenditore nega la corresponsione del salario su un conto non italiano?

A tal riguardo abbiamo intervistato Magali Van Bulck, responsabile degli affari pubblici e delle campagne di Wise, un conto multivaluta con utenti in tutta Europa. La società ha ideato, insieme ad altri player del settore, una piattaforma per segnalare rapidamente casi di discriminazione bancaria.

Un problema per utenti e banche digitali

Magali Van Bulck:

«La discriminazione IBAN è tuttora un grande problema per consumatori e aziende, nonostante sia vietato per legge da dieci anni.»

«È un problema per l’intero settore, dato che le aziende fintech offrono spesso un unico tipo di IBAN per tutti i clienti che risiedono nell’Unione Europea. In teoria ciò dovrebbe consentire agli utenti di ricevere e inviare pagamenti in tutta Europa, ma la realtà è spesso diversa.

La lotta contro questo tipo di discriminazione e il disatteso rispetto della legge costringe le fintech a impiegare un’importante quantità di risorse al fine di trovare soluzioni.»

L’IBAN è il numero europeo d’identificazione del conto, preceduto da due lettere corrispondenti al codice del paese in cui ha sede l’istituto finanziario. Un IBAN italiano inizia per IT, uno francese per FR, uno tedesco per DE e così via.

Come indicato da Magali Van Bulck, le fintech forniscono spesso un codice che inizia con la stessa sigla a tutti gli utenti europei, a prescindere dal paese di residenza. Ad esempio, chi apre un conto Revolut – che si trovi in Italia, in Francia o in Polonia – avrà un IBAN con sigla iniziale LT, poiché la sede dell’istituto finanziario è a Vilnius, cioè in Lituania.

Il lancio della piattaforma Accept My IBAN

Wise, istituto di pagamento con sede in Belgio e clienti in tutto il continente, ha deciso di reagire dopo aver constatato che molti dei suoi clienti incorrono in casi di discriminazione, dunque viene impedito loro di beneficiare delle funzionalità e delle caratteristiche del conto multivaluta.

La portata del problema ha spinto gli istituti fintech a creare una coalizione per combattere il rifiuto illegittimo dell’IBAN, come spiega Van Bulck:

«Nel 2021, Wise e altre fintech hanno deciso di prendere in mano la situazione e unire le forze per accelerare la risoluzione del problema.

Sul sito web acceptmyIBAN.org, privati e imprese possono segnalare facilmente casi di discriminazione da tutta Europa, indipendentemente dalla banca in cui sono correntisti.

I risultati dell’attività di Accept My IBAN vengono trasmessi regolarmente alla Commissione Europea per fornire alle autorità un quadro completo su come, quando e dove si verifica questa pratica non consentita dalla legge.

Sono oltre 30 le società fintech a prendere parte all’iniziativa, tra cui spiccano i nomi Revolut, Klarna e N26 oltre a quello di Wise.»

Anche nel 2023 molti casi di discriminazione

Secondo l’articolo Accept My IBAN: oltre 1.000 casi di discriminazione, pubblicato nel 2021 sul blog di Wise, il paese più colpito dal rifiuto dei codici bancari esteri, seppur europei, è la Francia con il 41,5% sul totale dei casi segnalati.

Seguono Spagna e Germania, mentre troviamo l’Italia “solo” al quarto posto, con il 5,2% dei casi. Non certamente un dato allarmante quanto quello dei paesi vicini, ma pur sempre un fenomeno che limita la libertà di scelta di un conto.

Nel 2023, ancora in corso nel momento in cui si scrive quest’articolo, si rileva un cambiamento nell’equilibrio tra i paesi più colpiti dal problema, come racconta la responsabile degli affari pubblici di Wise:

«Dal 2021 i consumatori hanno inviato più di 3.400 segnalazioni tramite la piattaforma Accept my IBAN, malgrado la pratica sia illegale dal 2014. La Francia si conferma il paese più colpito (31% dei casi), seguito dalla Spagna (21%) e dalla Germania (14%).

Il rifiuto del codice bancario riguarda sia i privati che le aziende. I servizi finanaziari e le società di telecomunicazioni rappresentano i due maggiori trasgressori. Ogni mese centinaia di persone lamentano il fatto di non poter pagare con addebito diretto la bolletta telefonica, l’abbonamento a un giornale o la fattura di luce e gas.»

Amministrazioni ostili

Potremmo pensare che le aziende private sono le sole a contravvenire, ma non è questo il caso:

«Desta più preoccupazione il fatto che, in alcuni casi, un IBAN che inizia con le “lettere sbagliate” può impedire i consumatori di beneficiare di detrazioni e deduzioni d’imposta, di assegni di disoccupazione e altre prestazioni di tutela sociale.»

La discriminazione IBAN non riguarda esclusivamente la pubblica amministrazione:

«Questa pratica impedisce altresì alle imprese di svilupparsi in tutta l’Unione Europea, dato che trovano difficoltà nei pagamenti ai loro fornitori o a riceverne dai loro clienti.»

Cosa fare se si è vittima di questa pratica?

Dal punto di vista pratico, cosa può fare un privato o un’azienda a cui viene impedito di pagare o di ricevere pagamenti a causa della sigla iniziale del proprio IBAN?

«Se una persona o un’impresa è stata vittima di rifiuto IBAN, deve presentare un reclamo all’autorità nazionale competente in materia, ad esempio l’AGCM in Italia, a seconda del luogo in cui si è verificata l’infrazione. Si può ugualmente presentare reclamo alla Commissione Europea.

Nonostante ciò, sapere dove e come presentare un esposto può rivelarsi complicato. È per questo motivo che abbiamo creato il sito web AcceptmyIBAN.org, al momento disponibile solo in lingua inglese.»

Qui sotto, la parte iniziale del modulo da compilare per la segnalazione su Accept my IBAN:

Modulo di segnalazione sul sito web AcceptmyIBAN.org

A cosa serve questa piattaforma?

«Gli internauti possono compilare rapidamente un modulo in cui si spiega l’accaduto, noi penseremo al resto: raccogliamo tutte le segnalazioni, le trasmettiamo alle autorità competenti a livello europeo ed effettuiamo controlli per assicurarci che siano al corrente del problema.»

Una priorità politica

A più di due anni dal lancio dell’iniziativa possiamo chiederci in che modo è evoluta la situazione e se le segnalazioni per questo tipo di discriminazione bancaria continuano ad arrivare sulla piattaforma.

«Il numero di segnalazione è triplicato rispetto al 2021, ma Accept My IBAN ha contribuito a rendere questa pratica illecita una priorità politica. I commissari europei si sono impegnati ad affrontare il problema.»

Nel paese europeo più colpito dal fenomeno, la Francia, il parlamento ha effettuato modifiche di legge per consentire ai consumatori di denunciare il rifiuto dell’IBAN e soprattutto per sanzionare i trasgressori.

«Anche se non abbiamo conoscenza di sanzioni comminate in Francia, siamo convinti che per superare il fenomeno sia richiesta maggiore rigidità nell’applicazione della legge, sanzioni incluse.»

È dall’Italia che arriva un segnale più deciso. Già nel 2019, due anni prima del lancio di acceptmyiban.org, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) comminava sanzioni ad alcuni dei più grandi operatori di telecomunicazioni, tra cui WindTre e Vodafone, seguiti l’anno successivo da Telecom (TIM) e dall’app di pagamento Satispay.

Presto la fine di questa pratica scorretta?

Secondo Magali Van Bulck, molto può cambiare con il prossimo aggiornamento della Payment Services Directive (PSD), ma è necessaria anche la consapevolezza dei consumatori:

«Il divieto di discriminazione del codice IBAN è tra le regole più chiare della regolamentazione dei servizi finanziari, eppure rimane una pratica ancora molto diffusa.

L’aggiornamento delle regole sui servizi di pagamento (es. PSD2) è attualmente in fase di negoziazione a livello europeo, e potrebbero offrire l’opportunità di mettere fine alla discriminazione dell’IBAN. In primo luogo introducendo regole più severe, poi dando alle autorità competenti i mezzi per far rispettare queste regole, anche con sanzioni.

Ma è anche necessario aiutare i clienti a conoscere i loro diritti e le modalità per presentare denuncia. È per questo che la nostra organizzazione chiede di creare un portale europeo e di estendere il divieto alle altre valute dell’UE. Di recente abbiamo inviato una lettera alla Commissione Europea in cui illustriamo le nostre proposte per la soluzione del problema.»

Scopri di più sull’azienda di Magali nella Recensione Wise