Il 2020 è stato l’anno della pandemia, dei lockdown e del distanziamento sociale.

In un contesto simile, cosa è avvenuto nel settore dei pagamenti digitali? Lo raccontiamo attraverso i dati dell’Osservatorio Innovative Payments.

La pandemia e il ruolo dei pagamenti contactless

Quando, nei primi mesi dello scorso anno, la pandemia da COVID-19 si è introdotta nel nostro paese senza fare sconti, il contactless è passato dall’essere una tecnologia al diventare un comportamento sociale diffuso.

Nostro malgrado, il 2020 è stato l’anno della presa di coscienza: l’applicazione delle più recenti tecnologie non consiste solo in maggiore comodità o in un vezzo giovanile, bensì anche nell’opportunità di conferire più sicurezza a gesti ed operazioni che compiamo quotidianamente.

Mentre il mondo apprendeva, nel peggiore dei modi, con quanta facilità potesse avvenire la trasmissione di virus e batteri, i pagamenti contactless venivano consacrati dalla massa – non perché spinti dai media o in quanto novità appena introdotta (in Italia, la tecnologia senza contatto è in diffusione da circa cinque anni) ma in veste di metodo di pagamento sicuro.

Se il 2020 ha visto un calo generalizzato dei consumi di tipo non alimentare (-13,5%), e dunque del valore complessivo di transazioni elettroniche (-0,7%), i pagamenti contactless hanno invece registrato il loro anno migliore in Italia, passando da 63 miliardi di euro del 2019 a 81,5 miliardi (+29%).

Valore in euro del transato digitale

Fonte: Osservatorio Innovative Payments

Il report annuale dell’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano mostra una flessione negativa dei pagamenti digitali nel loro complesso, tuttavia notevolmente inferiore a quella dei consumi.

In aumento, invece, il numero di transazioni elettroniche (5,2 miliardi di operazioni): pur diminuendo il valore complessivo in euro, gli italiani hanno eseguito una quantità maggiore di pagamenti digitali ma – si deduce – di importo esiguo.

Valore in euro del transato contactless

Fonte: Osservatorio Innovative Payments

Degli 81,5 miliardi elaborati senza contatto diretto tra mezzo di pagamento e terminale, 3,4 miliardi provengono da smartphone e cosiddetti wearables, ad esempio gli smart watch.

Le transazioni effettuate con telefoni e orologi “intelligenti” crescono dell’80% rispetto al 2019.

Numero di transazioni con dispositivi mobile

Fonte: Osservatorio Innovative Payments

Nonostante il visibile incremento delle transazioni senza contatto, non si può tuttavia ignorare che queste ultime costituiscono poco più del 30% dei pagamenti elettronici complessivi: se, osservando da vicino, il progresso del contactless appare come un salto in lungo, nella visione d’insieme si configura come l’inizio di una marcia. C’è ancora tanta strada da percorrere.

Il successo di e-commerce e pagamenti a distanza

Il successo dei metodi contactless è dovuto anche all’importante contributo offerto dal commercio online, in crescita del 31% rispetto all’anno precedente.

Insieme ai negozi online, abbiamo assistito all’affermazione dei pagamenti a distanza, ossia transazioni online per acquisti in un negozio fisico (tramite ordine telefonico, e-mail, social network o app), con consegna a domicilio o ritiro presso lo stesso punto fisico – in quest’ultimo caso si parla di Click & Collect.

I dispositivi elettronici continuano, inoltre, a ridurre il numero di transazioni elaborate in presenza, portandole fuori dai punti vendita fisici.

Operazioni come ricarica telefonica, pagamento di bollette, acquisto di biglietti per il trasporto pubblico hanno registrato nel 2020 un ulteriore passo in avanti, raggiungendo la spesa di 1,3 miliardi di euro, equivalente ad un incremento del 15% rispetto al 2019.

Oltre la metà delle operazioni non in presenza (il 51%) sono state eseguite da uno smartphone, che si conferma il dispositivo elettronico più amato dagli italiani, anche a discapito del più comodo computer.

La crescita del contactless raccontata da Nexi

Nexi è il più grande operatore italiano nel settore dei pagamenti elettronici. Le performance dei suoi servizi riflettono i trend del paese e, in presenza di dati solidi, sono in grado di fornire un’indicazione su quello che sarà il prossimo futuro delle transazioni digitali.

Nel 2020, il gruppo registra un incremento del 140% sulle transazioni contactless in-store con smartphone; dato che cresce fino al 185% se riferito specificamente a Yap, il conto digitale “light” di Nexi dedicato ai giovani. Nessuna casualità nella scelta di non includere una carta fisica nella sua offerta base: a sostituirla, una carta virtuale da usare online oppure in negozio tramite Apple Pay e Google Pay.

Un’ulteriore spinta al digitale arriva dalle istituzioni

L’emergenza sanitaria non è stata l’unico motore a contribuire alla scalata dei pagamenti elettronici.

Se hanno resistito al calo generalizzato della spesa (ricordiamo, -0,7% di transazioni digitali contro un -13% dei consumi), il merito risiede anche nei molteplici interventi del governo, con iniziative spinte sicuramente dal contesto pandemico ma la cui analisi e discussione era già in essere nel periodo precedente l’emergenza. L’obiettivo primario consisteva nella lotta all’economica sommersa.

I programmi di maggior impatto, alcuni dei quali resi esecutivi già all’inizio del 2020, sono i seguenti:

Bonus POS
Cashback di Stato
Lotteria degli Scontrini

Gli interventi hanno riguardato dunque tutte le parti del sistema economico: imprese e consumatori.

Lo Stato si è impegnato a dedurre il 30% delle spese dovute all’uso dei terminali di pagamento in ambito commerciale e professionale, dall’altro ha rimesso nelle tasche dei consumatori il 10% delle spese effettuate tramite carta. In aggiunta, un’estrazione rivolta a commercianti e clienti – basata su ticket digitali assegnati alle sole spese elettroniche – ha contribuito nella creazione di ulteriore interesse nei confronti dei pagamenti digitali.

Ad oggi manca un report sui risultati di tali iniziative, ma l’aumento nel numero di transazioni elettroniche può essere dovuto anche a tali provvedimenti.

Innalzata la soglia per pagare senza PIN

Il contactless riduce il rischio di trasmissione di germi e batteri… se è davvero senza contatto. Non si dimentichi che i pagamenti elettronici necessitano di autorizzazione; quest’ultima viene data – nel caso del pagamento con carta fisica – attraverso inserimento su POS del codice segreto.

Alla modalità contactless viene concessa una sorta di soglia di tolleranza, entro la quale l’immissione del PIN non è richiesta. Tale soglia era fissata a 25 euro ma, per ridurre il contatto diretto con le superfici (e dunque quello indiretto con altri individui), il limite per i pagamenti con carta senza PIN è stato innalzato nel 2020 a 50 euro.

Nessuna necessità di codice segreto, invece, per i pagamenti con smartphone e wearables. In questo caso le operazioni vengono autorizzate tramite impronta digitale o riconoscimento facciale sullo stesso dispositivo del cliente, dunque l’utilità del PIN viene meno. In generale, pagare con lo smartphone risulta più pratico, più sicuro e più igienico.

Passato il peggio, il contactless continuerà a crescere?

Difficilmente vedremo rimosso il tradizionale chip dalle carte di credito, innazitutto perché è lì che vengono conservati i dati necessari all’esecuzione del pagamento, e in secondo luogo per la sua utilità in quanto metodo aggiuntivo. Ciò detto, la modalità senza contatto è destinata a diventare la norma: al di là degli stati d’emergenza, i pagamenti contactless sono semplicemente più comodi e veloci.

La spinta più significativa sarà offerta, nell’imminente, dalla Generazione Z, quella dei nativi digitali. Lo smartphone e i dispositivi mobile rappresentano, per i nati dalla seconda metà degli anni ’90, l’unica via percorribile. A testimoniarlo vi sono i dati di Nexi sulle performance di Yap, prodotto destinato prevalentemente ad un’utenza giovane.

Anche le azioni del nuovo governo, intanto, sembrano favorire uno sviluppo dei metodi tracciabili. Con il Decreto Legge n. 99 del 2021, il credito d’imposta sulle commissioni (cd. Bonus POS) passa dal 30 al 100%: i commercianti non hanno più scuse ammissibili.