Talvolta capita che il commerciante rifiuti un pagamento con carta costringendo il cliente a rinunciare all’acquisto oppure ad utilizzare gli ultimi contanti a sua disposizione.

È lecito rifiutare un pagamento con carta?

Innanzitutto, è lecito essere confusi sul tema. Complice la successione di governi dal colore diverso e dalla breve durata, negli ultimi anni sono state effettuare numerose modifiche in materia di POS obbligatorio e transazioni elettroniche.

Nel presente articolo cerchiamo di fare il punto sulle attuali regole.

Qual è l’importo minimo per far scattare l’obbligo di accettare pagamenti con carta?

La Legge di Stabilità 2016 fissava la soglia minima a 30 euro, raggiunta la quale scattava per l’esercente l’obbligo di accettare anche pagamenti con carta, dunque transazioni elettroniche.

Con la Legge di Bilancio 2020 l’importo è stato poi abbassato a 5 euro, spostando l’obbligo a quello che possiamo definire il confine del micro-pagamento.

Imprese e professionisti potevano dunque declinare la richiesta del cliente, entro i sopraindicati limiti, di pagare con carta e pretendere il pagamento in contanti senza incorrere in violazioni della legge.

Tale facoltà è cambiata due anni più tardi, nel 2022, quando è entrato in vigore il regime sanzionatorio per tutte le attività (commercianti, imprese, professionisti, ecc.) che rifiutano pagamenti con carta di qualsiasi importo.

Se il cliente desidera pagare con carta, il commerciante ha l’obbligo di accettare indipendentemente dall’importo della transazione.

Il cliente che vede negarsi la possibilità di pagare con carta ha la possibilità di segnalare la violazione e far partire le indagini che potrebbero infine portare all’applicazione della multa.

Quali multe sono previste?

Un riepilogo della norma, multe e modalità di applicazione è disponibile nell’articolo POS obbligatorio: Regole e Sanzioni

Anche i circuiti impongono delle regole

Se le norme subiscono continue modifiche a seconda degli equilibri politici che si susseguono, più stabili sono le regole imposte da Visa e Mastercard, vale a dire i circuiti di pagamento più diffusi al mondo.

Nei loro regolamenti – ai quali ogni esercente aderisce di sua volontà sottoscrivendo un contratto per servizio di acquiring (altresì detto servizio POS) – è esplicitamente posto il divieto di fissare un importo minimo per le transazioni con le carte del loro circuito, vale a dire Visa, Visa Electron, VPay, MasterCard e Maestro.

Ricordiamo tuttavia che in Italia una fetta importante delle transazioni tramite terminale passa su circuito PagoBancomat, la rete italiana che distribuisce le sue carte di debito – note come Bancomat – tramite istituti bancari.

Sebbene questa precisazione fosse necessaria, parliamo di regole operative già da molti anni – precedenti alle molteplici modifiche normative approvate dal Parlamento – ma ignorate in pratica dalla totalità di esercenti e consumatori. Insomma, la realtà dei fatti rende tali regole “inesistenti”.

Spese detraibili solo con pagamento elettronico: cosa fare se l’esercente rifiuta?

Se a volte i consumatori preferiscono assecondare il rifiuto e adattarsi al pagamento in contanti, altre volte cedere vuol dire rinunciare a detrazioni fiscali.

Alcune spese sono infatti detraibili solo se regolate con mezzi di pagamento tracciabili. Tra queste le spese sanitarie (fatta eccezione per farmaci, visite ed esami medici presso strutture accreditate con il SSN) nonché le spese di iscrizione ad associazioni sportive dilettantistiche e per attività culturali.

Solo pagando con carta o altro metodo elettronico si potrà beneficiare delle agevolazioni IRPEF al 19%.

Cosa possiamo fare, dunque, se viene rifiutata la carta?

La soluzione c’è e si chiama bonifico. Se un medico non accreditato con il Sistema Sanitario Nazionale, o ancora una scuola calcio afferma di non avere il POS e dunque di non poter ricevere pagamenti elettronici, il cliente può chiedere l’emissione della fattura e saldare tramite bonifico bancario.

Nella fattura – che dà diritto alle detrazioni IRPEF, ove previste – saranno indicati gli estremi del pagamento e il termine entro il quale effettuare l’operazione. In caso di rifiuto, il consumatore può a sua volta rifiutare di pagare in contanti ed eventualmente segnalare l’episodio alle autorità.

Agevolazioni sulle commissioni POS

Se è vero che negli anni recenti il legislatore ha spinto molto sulle norme che impediscono ai titolari di partita IVA di rifiutare pagamenti con carta, al contempo sono stati approvati incentivi per sgravare l’impatto delle commissioni, ad esempio il cosiddetto Bonus POS.

Il “bonus” consiste in un credito di imposta del 30% sulle spese sostenute per il terminale di pagamento, destinato ad aziende e autonomi con fatturato inferiore a 400.000 euro.

Inoltre occorre dire che le commissioni sui pagamenti con carta non sono così elevate come lo erano un tempo. Se una banca propone costi poco adeguati alla propria attività, il consiglio è di cercare soluzioni che non siano direttamente fornite dal proprio istituto bancario.

Nel nostro Confronto POS per piccole attività abbiamo raccolto una selezione delle migliori offerte per imprese e professionisti con un fatturato elettronico modesto.

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