Il 2020 è iniziato con un acceso dibattito sui pagamenti elettronici, o meglio sulle disposizioni legislative atte a stimolarne l’utilizzo ai danni dell’economia sommersa.
Nessuno poteva prevedere ciò che di lì a poco sarebbe accaduto: l’arrivo del Covid-19, il nuovo coronavirus.
Sono tanti i fattori che ne hanno permesso la rapida diffusione, e uno di questi è il contante.
Qual è il metodo più sicuro?
Tutti noi abbiamo già (letteralmente) nelle mani lo strumento più sicuro contro la trasmissione dei germi.
In questo articolo scopriamo quali metodi di pagamento contactless sono disponibili in Italia, e come usarli.
I pagamenti contactless sono più igienici
È ormai riconosciuta globalmente la responsabilità delle banconote nella propagazione di agenti patogeni. Germi e batteri trovano terreno fertile sul denaro contante, dove si annidano e si moltiplicano a velocità elevata.
Sebbene usati con tanta disinvoltura, i contanti costituiscono uno dei principali fattori di rischio nella diffusione dei virus.
Un’alternativa più igienica è rappresentata dalle carte di credito, di debito (in Italia anche note come Bancomat) e prepagate – soprattutto se usate nella modalità contactless, “senza contatto”.
Questa modalità di pagamento (altresì detta tecnologia NFC) è ormai presente sulla totalità della tessere in circolazione e consente alla carta di trasmettere al terminale POS – con il solo avvicinamento al display, senza entrarvi in contatto diretto – i dati per elaborare la transazione.
Le carte contactless sono di gran lunga più sicure del cash, ma non del tutto esenti dai rischi igienici.
Oltre a ridurre il contatto con le superfici che ospitano qualsiasi tipo di insidia biologica (si pensi a quante mani ogni giorno toccano banconote e terminali), i pagamenti contactless rendono in tutta evidenza un servizio di natura pratica: basta un istante per pagare alla cassa di un negozio affollato – senza banconote o monete, senza codici PIN a intralciare l’operazione.
Eppure, perfino le carte contactless mostrano evidenti carenze: se spendiamo più di 25 euro, il POS richiede l’immissione PIN sulla sua (non esattamente linda) pulsantiera.
La soluzione definitiva è offerta da altri metodi di pagamento contactless che permettono di evitare qualsiasi contatto igienicamente poco raccomandato, in piena sicurezza e a prescindere dall’importo speso. Tale soluzione è già nelle nostre mani: lo smartphone.
Come pagare con lo smartphone?
Gli smartphone (sia chiaro, sempre che li puliamo) permettono di eliminare i rischi legati alla trasmissione di virus e batteri ed offrono, inoltre, un grande sollievo pratico.
L’autorizzazione al pagamento è affidata all’impronta digitale o al riconoscimento facciale; i dispositivi meno recenti richiedono invece la digitazione del codice di sicurezza – ma sul proprio smartphone e non sul terminale.
Apple Pay e Google Pay
Sono i due metodi più popolari per pagare con smartphone e smart watch in tutto il mondo. A loro si unisce Garmin Pay, disponibile su soli orologi Garmin e dunque meno diffuso.
Per poter pagare con queste applicazioni – la prima disponibile su dispositivi iOS (Apple), la seconda su telefoni con sistema operativo Android – bisogna innanzitutto registrare una o più carte al loro interno. In entrambi i casi è sufficiente aprire l’app, cliccare su Aggiungi carta o il simbolo “+”, digitare i dati richiesti (o inquadrare la carta con la fotocamera), dunque immettere il codice di sicurezza ricevuto tramite SMS.
Dopo la configurazione iniziale, il pagamento in negozio richiede un istante.
Se il tuo Bancomat non è abilitato ai pagamenti con smartphone puoi attivare una prepagata.
Basta un secondo
Sugli iPhone più recenti e su Apple Watch si preme due volte il tasto laterale; sullo smartphone viene eseguito il riconoscimento facciale (Face ID).
Sugli iPhone meno recenti si autorizza la transazione premendo due volte il tasto posizionato sotto il display (Touch ID).
Sugli smartphone Android si procede sbloccando normalmente il telefono (con impronta o riconoscimento facciale a seconda del dispositivo).
Dopo aver sbloccato, si avvicina lo smartphone al display ed è fatta.
Purtroppo non tutte le carte sono abilitate a questi sistemi. Se il nostro Bancomat non può essere registrato nelle suddette app, possiamo ripiegare su una prepagata moderna ed economica.
Tra le carte compatibili con Apple Pay e Google Pay compaiono Hype, N26 e Bunq – non casualmente presenti nel nostro elenco delle migliori ricaricabili:
Le 5 migliori prepagate in Italia
Satispay e Bancomat Pay
Nel nostro paese un’alternativa ai sistemi di Apple e Google è offerta da alcuni servizi made in Italy: Satispay e Bancomat Pay.
Entrambi consentono di pagare in negozio con il telefono, tramite codice QR oppure selezionando manualmente l’attività commerciale.
Satispay si è affermato nelle grandi città italiane come metodo di pagamento preferito dai giovani, mentre Bancomat Pay – appena uscito dallo stato embrionale – inizia solo ora a prendere forma.
Per pagare in modalità contactless con Satispay è necessario scaricare l’app (vedi link qui sotto), registrarsi fornendo tutte le informazioni richieste. Occorre attendere qualche giorno per la verifica dell’identità prima di poter ricaricare il conto e iniziare a pagare.
Satispay è un’app made in Italy per pagare senza contatto.
Oltre al pagamento QR, Satispay consente di scambiare piccole somme tra utenti in modo istantaneo, ricaricare il credito telefonico, pagare bollette, bollo auto, PagoPA e approfittare della funzione salvadanaio per risparmiare.
Da non sottovalutare gli sconti esclusivi tramite cashback offerti dagli esercizi commerciali che aderiscono al servizio.
Con Bancomat Pay la procedura è diversa, perché già integrato al proprio conto corrente bancario oppure attivabile in pochi passaggi accedendo al sito della propria banca. Si ribadisce tuttavia che questo servizio è attualmente poco diffuso, dunque (per il momento) quasi inutile.