Negli ultimi anni è cambiato molto nel settore dei pagamenti. I metodi di pagamento senza contatto sono stati implementati anche nei piccoli negozi, spinti nostro malgrado dall’emergenza sanitaria.
Anche i più restii hanno dovuto introdurre la tecnologia contactless per motivi sanitari e per evitare il tracollo della propria attività. Uno dei sopraindicati metodi consiste nell’ordine e nel pagamento tramite QR code.
Di pari passo si sviluppava la tecnologia Tap to Pay, al momento meno conosciuta e più lenta a diffondersi.
Le nuove tecnologie hanno creato aspettative tali da rendere necessaria una riflessione sul futuro del POS. I terminali fisici diventeranno obsoleti? Come spesso accade, non c’è una risposta univoca.
Lo smartphone protagonista dei pagamenti QR
Ci sono diversi modi per pagare con codice QR, ma il cliente avrà sempre bisogno del suo telefono per completare la transazione.
Come funziona? Il cliente esegue la scansione del codice QR con la fotocamera del suo smartphone, poi digita i dati della carta o seleziona un metodo veloce per concludere il pagamento, ad esempio Apple Pay e Google – o ancora si serve di un’apposita app per i pagamenti con QR code.
Questa modalità è stata promossa a pieni voti anche nell’era post-Covid, tanto che oggi è impiegata quasi in tutte le attività del settore food and drink. Difficile ormai che sui tavoli di un bar o di un ristorante non campeggi un cartellino con il codice QR.
Nella maggior parte dei casi viene usato per dare accesso istantaneo al menù, tuttavia sono disponibili soluzioni per consentire al cliente di pagare direttamente dal tavolo e in autonomia, senza POS.
In alcuni paesi, ad esempio l’Irlanda, vi sono piccoli commercianti che fanno affidamento esclusivo sui QR code per ricevere pagamenti. Ma ciò è reso possibile dalla popolarità di alcune soluzioni tra imprese e consumatori.
Affinché possa diffondersi è tuttavia necessario che i consumatori abbiano uno smartphone aggiornato e familiarità nell’uso delle app e dei pagamenti digitali. Le attività con una clientela prevalentemente giovane e/o incline alle nuove tecnologie troveranno più facile implementarle e promuovere questo tipo di transazione.
In Italia esistono più dispositivi mobile che abitanti. Recenti statistiche rivelano che il 95,9% della popolazione possiede uno smartphone – ma il commerciante deve tener conto anche del restante 4,1%. Inoltre, l’ampia quota di popolazione che si collega al web include persone con una minima alfabetizzazione digitale, capaci di compiere poche e semplici operazioni. Le barriere non mancano.
Insomma, al di là dell’obbligo POS, sarebbe problematico fare affidamento esclusivo su un metodo di pagamento che prevede l’uso dello smartphone o di altri dispositivi connessi in rete.
Il telefono può essere usato come un POS
Mentre con il codice QR i clienti hanno bisogno di uno smartphone, una normale carta di debito, di credito o prepagata è sufficiente per la tecnologia Near-Field Communication (NFC).
Al di là dei tecnicismi, la NFC è semplicemente la tecnologia che consente di pagare in modalità contactless con carta o dispositivi smart. Allo stesso modo, la stessa tecnologia permette al commerciante di ricevere pagamenti con carta attraverso lo smartphone.
Il telefono – un comune smartphone con sistema operativo aggiornato – prende il posto del POS. La modalità qui descritta prende il nome di Tap to Pay, ma nei paesi anglofoni viene altresì denominata softPOS o Tap to Phone.
In altre parole, l’esercente usa il suo telefono al posto del POS per ricevere “tradizionali” pagamenti con carta. Apre l’apposita app, digita l’importo e invita il cliente ad avvicinare la sua carta al telefono.
Al momento la maggior parte delle app Tap to Pay funzionano con Android, non con iPhone. Inclusi myPOS Glass e Viva Wallet, al momento tra i pochi se non gli unici disponibili in Italia.
Considerando che non è ancora accessibile a tutti e che la carenza di soluzioni rende le offerte poco competitive, perché non comprare o noleggiare un terminale dedicato?
Al di là del fattore popolarità – che un giorno sarà risolto – sono molteplici gli aspetti problematici da prendere in considerazione:
- Se la transazione supera l’importo di 50 euro, i clienti devono toccare il display del nostro smartphone per digitare il PIN
- La tastiera virtuale rappresenta un problema per non vedenti e ipovedenti
- Il telefono non è in grado di leggere carte con chip
- Qualche cliente potrebbe guardare con sospetto il pagamento su smartphone
Usare il proprio telefono al posto del POS implica il contatto fisico quotidiano di decine di persone con un dispositivo che usiamo anche per uso privato. Non il massimo dell’igiene.
Se è vero che il terminale deve essere igienizzato regolarmente, nel caso del telefono personale la pulizia richiederebbe una particolare e continua attenzione. Certo, si può pensare di prendere un telefono da dedicare ai soli pagamenti, ma a questo punto tanto vale prendere un terminale.
Insomma, è evidente che usare il telefono come POS non è ideale per tutti. Le piccole attività in cui è il solo titolare a gestire la cassa possono prendere in considerazione il Tap to Pay, mentre in tutti gli altri casi non è la miglior soluzione.
La soluzione è un mix
Abbiamo visto che i codici QR sono molto presenti nella ristorazione e nel settore dei servizi, e che l’uso del telefono come POS può rappresentare una soluzione per attività che ricevono pochi pagamenti con carta.
Quelli descritti sopra sono casi specifici, legati al tipo di attività o alle abitudini di chi frequenta regolarmente il negozio. I clienti, però, continueranno ad avere preferenze diverse: contanti, carta contactless, carta con chip, QR code e così via.
In conclusione possiamo affermare che nessun metodo è in grado di rispondere alle esigenze di tutti. Nel caso dell’Italia, contante e terminale sono irrinunciabili, sia per imposizione di legge sia in virtù della loro popolarità.
Allo stesso tempo, approfittando delle soluzioni senza costo fisso si ha la possibilità di offrire metodi aggiuntivi (pagamento con codice QR, pay-by-link, negozio online) per compiacere la clientela più giovane senza doversi impegnare nel pagamento di un canone. A tal riguardo segnaliamo le soluzioni di Revolut Business e SumUp.