Dal blocco del conto corrente scaturiscono pregiudizievoli conseguenze, soprattutto se il congelamento non si limita a una determinata somma bensì si estende all’intera operatività (pagamenti, prelievi di contante, bonifici, ecc.)
Non sempre la sospensione dipende in modo diretto dalla banca, che in molteplici casi si configura come mera esecutrice di un ordine.
Si può bloccare un conto senza preavviso o senza motivo?
Di seguito scopriamo quando e perché le banche hanno facoltà (e talvolta obbligo) di bloccare la liquidità del correntista.
1. Insolvenza nei confronti della banca
L’insolvenza si verifica quando il titolare del conto non salda, entro i termini previsti, un debito contratto con la banca.
Un esempio può essere lo scoperto di conto corrente, comunemente noto come conto in rosso. In questo caso il correntista spende più di quanto sia disponibile sul proprio conto.
Generalmente le banche fissano soglie entro le quali è concesso sforare. La banca anticipa le somme eccedenti e il titolare del conto diventa automaticamente debitore.
Le condizioni che regolano lo scoperto bancario sono esplicitamente riportate nel contratto stipulato all’apertura del conto corrente (o dalle eventuali modifiche unilaterali successive). L’utente troverà indicazione dei termini entro i quali si dovrà ripagare il debito nonché il tasso di interesse applicato.
Se i termini contrattuali non vengono rispettati, l’istituto può sospendere il conto e di conseguenza l’uso di tutti gli strumenti di pagamento, bancomat incluso. La sospensione non è definitiva; si protrae fino al rimborso delle somme dovute.
Qualora il correntista non dovesse rimborsare quanto dovuto, la banca non solo può adire le vie legali per il recupero dei crediti, sarà altresì tenuta a segnalare il soggetto insolvente alla Centrale dei Rischi (CR) della Banca di Italia.
L’archivio della CR è accessibile a tutti gli intermediari finanziari, di conseguenza il debitore avrà problemi nell’istituire nuovi rapporti finanziari (apertura conto corrente, richiesta di finanziamenti e mutui e così via).
2. Pignoramento
Pur non essendo direttamente interessata, la banca è tenuta a bloccare il conto corrente (o una parte delle somme disponibili) su richiesta dell’Autorità Giudiziaria.
L’istituto finanziario si limita a eseguire un provvedimento disposto dal giudice, ossia il pignoramento presso terzi.
Le condizioni del pignoramento dipendono dal soggetto creditore, che può essere un ente pubblico (ad esempio l’Agenzia delle Entrate) oppure un privato.
Debito contratto con privati
Il pignoramento del conto corrente può avvenire solo in presenza di notifica dell’atto di precetto, che a sua volta segue la notifica della sentenza di condanna.
Per le persone giuridiche e i professionisti la notifica può avvenire anche a mezzo Posta Elettronica Certificata (PEC).
La banca assume in questo caso il ruolo di terzo pignorato.
Dal giorno della notifica del precetto, il condannato avrà 10 giorni di tempo per saldare il debito e dunque evitare il pignoramento del conto corrente.
Il blocco non avviene in maniera automatica alla scadenza dei dieci giorni: il creditore dovrà consegnare l’atto di pignoramento all’Ufficiale Giudiziario; quest’ultimo provvede a notificare i soggetti chiamati in causa (debitore e terzo pignorato).
Il creditore ha inoltre la facoltà di richiedere il pignoramento presso una pluralità di terzi. In altre parole, in presenza di determinate condizioni possono essere pignorati diversi conti correnti.
Se il conto è cointestato, i fondi possono essere pignorati solo al 50%.
Debito contratto con il fisco
Le modalità di esecuzione cambiano se il creditore è un ente di diritto pubblico, ad esempio l’Agenzia delle Entrate.
In questo caso il creditore non è tenuto a ricorrere all’Autorità Giudiziaria e può procedere direttamente al pignoramento.
La cartella esattoriale può essere infatti paragonata ad un atto esecutivo.
Dalla ricezione della cartella il debitore ha 60 giorni di tempo per estinguere il debito. Se ciò non dovesse avvenire, il fisco impone alla banca di bloccare i fondi presenti sul conto.
3. Antiriciclaggio
Se siete titolari di uno o più conti correnti avrete sicuramente sentito parlare di questionario antiricilaggio. Quest’ultimo è somministrato dagli istituti finanziari in ottemperanza alle direttive europee Anti Money Laudering (AML).
Gli utenti dovranno obbligatoriamente rispondere ad alcune domande in fase di apertura del conto.
Si tratta di una procedura digitale (l’utente dovrà semplicemente scegliere tra le opzioni disponibili) per capire, in buona sostanza, la provenienza dei fondi del cliente (lavoro, rendite, investimenti e così via).
Le risposte servono all’istituto finanziario per la valutazione del rischio riciclaggio e, in caso di movimentazione sospetta, l’istituto potrà:
- chiedere chiarimenti
- sospendere l’accesso al conto
- segnalare il cliente alle autorità
In tema di movimenti sospetti di denaro rimandiamo all’articolo sul prelievo di contante.
Precisiamo che si tratta una mera facoltà da parte della banca, bensì di un onere. In caso di mancata segnalazione, gli istituti finanziari rischiano pesanti sanzioni.
Tra gli altri obblighi del correntista, sempre in materia di antiriciclaggio, vi è la presentazione di un documento d’identità in corso di validità. È per tale ragione che, in prossimità della data di scadenza del documento, la banca inizierà a inviare promemoria periodici all’utente.
Qualora l’utente non dovesse fornire un documento valido, l’istituto finanziario potrà procedere al blocco senza preavviso.