A partire dal 1° luglio 2020 commercianti, artigiani e professionisti possono beneficiare di un incentivo che permette di risparmiare sulle spese del terminale e, indirettamente, di non incorrere in sanzioni.

Sempre dalla stessa data, infatti, saranno applicate multe nei confronti degli esercenti che rifiutano i pagamenti elettronici.

Come funziona il Bonus POS? Come ottenerlo?

Di seguito chiariamo qual è la procedura per usufruirne e scopriamo quali sono le opportunità per ottimizzare il risparmio.

Cos’è e come funziona?

Si delinea come una sorta di sconto sui tributi, e assume la forma del credito d’imposta.

Cosa vuol dire? Lo Stato riconosce un credito dell’esercente nei confronti del fisco; l’esercente potrà dunque utilizzarlo in compensazione in fase di dichiarazione fiscale.

Nel caso del Bonus POS, il credito corrisponde al 30% delle spese sostenute per le commissioni sulle transazioni effettuate con terminale di pagamento.

Esempio pratico

Supponiamo che nel mese X del 2020 abbiamo speso 100 euro in commissioni POS.

Nel momento in cui ottemperiamo agli obblighi fiscali in riferimento al mese X, avremo a disposizione uno sconto pari al 30% della suddetta spesa, che nel nostro esempio corrisponde a 30 euro.

Se il mese Y spendiamo 80 euro, lo sconto sui tributi da versare corrisponde a 24 euro, cioè il 30% di 80.

In breve, lo Stato si fa carico di una parte dei costi sottraendola dalle tasse.

Come vedremo più avanti, le piccole imprese si trovano di fronte all’opportunità di ridurre in maniera incisiva i costi del terminale di pagamento, soprattutto effettuando una scelta oculata del fornitore del servizio.

I requisiti per ottenere il credito d’imposta

Nel decreto fiscale due requisiti d’accesso al suddetto credito, uno dei quali riguarda i soggetti e l’altro il tipo di operazione:

  • aziende, liberi professionisti, lavoratori autonomi e artigiani che hanno fatturato non più di 400.000 euro nell’anno precedente;
  • le transazioni si riferiscono alla vendita di beni o servizi nei confronti di consumatori (B2C).

Sono escluse le transazioni per la cessione di beni o prestazione di servizi ad aziende e altri soggetti con partita IVA, ossia le operazioni (B2B).

Tutti i tipi di aziende – indipendentemente dalla loro forma giuridica – nonché i cosiddetti forfettari, ossia i soggetti che adottano il regime contabile agevolato, possono beneficiare del bonus.

Procedura per ottenere il Bonus POS

Trattandosi di un credito d’imposta, la procedura per usufruirne è rapida e non prevede particolari adempimenti da parte del contribuente.

È infatti il soggetto convenzionatore (fornitore del servizio POS) a comunicare all’Agenzia delle Entrate (AdE) l’ammontare dei costi addebitati al soggetto convenzionato (commerciante, professionista, ecc.)

Per beneficiare del bonus, dunque, il contribuente non dovrà fare altro che inserire nel modello F24 – come credito d’imposta – il 30% delle spese sostenute per le commissioni.

Le commissioni addebitate sono riportate nella fattura o ricevuta emessa dal fornitore, anche se estero. Si conferma dunque la possibilità di accedere al rimborso anche se il prestatore del servizio non risiede in Italia.

Gli operatori esteri che operano su territorio italiano hanno infatti la possibilità di accreditarsi al Sistema di Interscambio flussi Dati (SID) dell’AdE per comunicare le somme addebitate all’esercente.

Piccole imprese e professionisti: come ottimizzare il risparmio

Commercianti e lavoratori autonomi con uno basso flusso di transazioni elettroniche hanno l’opportunità di ottimizzare il risparmio sui costi unendo l’incentivo statale alla scelta di una soluzione senza costi fissi.

Chi accetta pochi pagamenti carta può ad esempio optare per un POS senza canone; in tal modo si dovrà corrispondere la sola commissione sul transato.

Per le attività che usano poco il terminale si tratta di un’alternativa interessante: meno si usa il POS, meno si paga in commissioni – evitando inoltre qualsiasi tipo di costo fisso. Dalla totalità delle spese mensili si potrà poi sottrarre il 30% sotto forma di credito d’imposta, come osservato in precedenza.

In Italia sono attualmente disponibili alcune offerte senza canone, tuttavia – va detto – si contano sulle dita di una mano. Abbiamo provato ad elencarne alcune nel nostro articolo che mette a confronto le opzioni più economiche per le piccole attività ancora legate all’uso dei contanti.