Partiamo dal presupposto che il POS è uno strumento pensato per ricevere pagamenti, dunque per elaborare transazioni di tipo commerciale, di quelle che necessitano una ricevuta fiscale.
Siamo quindi abituati ad associare questo dispositivo a figure come commercianti e professionisti, tuttavia negli ultimi anni si sono sviluppate diverse categorie di persone con l’esigenza di ricevere pagamenti (non semplici scambi personali di denaro) pur non avendo autorizzazioni a svolgere un attività.
La risposta breve alla domanda in oggetto è sì: anche privati senza partita IVA possono utilizzare un terminale (sia fisico che virtuale). Urge però fare chiarezza su alcuni aspetti, così da non incorrere in eventuali problemi con il fisco.
Nel presente articolo spieghiamo brevemente in quali casi è possibile avere un POS senza partita IVA, quali sono le condizioni economiche da preferire, quali sono le migliori opzioni attualmente disponibili in Italia.
Cosa dice la legge sul lavoro occasionale ?
La normativa prevede casi particolari in cui è possibile operare senza il codice rilasciato dall’Agenzia delle Entrate:
- Prestazioni occasionali
- Esercizio occasionale di B&B / affittacamere
- Vendita occasionale e non continuativa
Occasionale, non continuativo: è questa la caratteristica per distinguere una professione o impresa da un rapporto lavorativo saltuario.
Sfatiamo ora il mito dei 5.000 €: non è questa la soglia che fa scattare l’obbligo di aprire partita IVA.
La discriminante non è la somma guadagnata in un anno, bensì – come si sottolineava – il carattere di saltuarietà delle prestazioni.
Perché allora si parla della famosa soglia di 5.000 euro? Perché se guadagniamo più di 5.000 euro (indipendentemente dal numero di prestazioni e/o vendite) saremo soggetti a tassazione, con o senza partita IVA. Naturalmente si dovrà effettuare la dichirazione redditi a tale scopo.
Riepiloghiamo:
- Si può operare senza partita IVA purché la prestazione o le prestazioni siano occasionali, non abituali
- A partire da 5.000 euro di entrate generate nell’anno civile occorre pagare le imposte, anche se non si è titolari di p.IVA
Hobbisti, affittacamere, artisti e artigiani che non vendono o offrono abitualmente i loro beni o servizi hanno dunque la possibilità di ottenere un POS per ricevere pagamenti occasionali… ma come scegliere una soluzione adatta?
Leggi di più nel nostro articolo Cos’è il lavoro autonomo occasionale
Come scegliere un POS senza partita IVA?
La scelta di un terminale per un numero limitato di pagamenti dovrebbe essere guidata da criteri diversi rispetto a quelli utilizzati da un commerciante o un professionista.
È evidente che non valga la pena pagare un canone mensile di alcune decine di euro per due o tre transazioni all’anno, qualunque sia il loro importo.
Quali voci di spesa dobbiamo esaminare con attenzione?
Costo fisso
Il costo fisso è una spesa che viene addebitata periodicamente, a prescindere dal numero di transazioni elaborate o dal loro importo complessivo.
Inutile dire che hobbisti, freelance e fittacamere occasionali dovrebbero optare per un’offerta senza canone e voci analoghe. Attenzione, perché il canone potrebbe non essere l’unico costo fisso.
Alcune offerte annunciano “canone zero” salvo poi addebitare una quota annua per il servizio di acquiring o la sottoscrizione a un programma di protezione.
Quando visitiamo il sito ufficiale di un servizio POS, il nostro consiglio è di non fermarsi mai alla pagina web che riepiloga le condizioni economiche con una o due frasi accattivanti, dove i costi sono comunicati in modo sommario e talvolta con omissioni importanti.
Per verificare le condizioni reali è necessario passare in rassegna i fogli informativi presenti nella sezione Trasparenza del sito ufficiale del servizio.
Commissioni sul transato
Una volta trovati i POS senza canone (purché accettino utenti senza p.IVA, ma a questo arriviamo dopo) occorre poi scremare i candidati in base alle commissioni sul transato.
La commissione sulle transazioni non è altro la tariffa addebitata sui singoli pagamenti ricevuti.
Generalmente sono espresse in valore percentuale rispetto all’importo elaborato (es. 1,5%), altre volte potrebbero essere formate da una parte percentuale e una fissa espressa in euro (es. 1,2 % + 0,05 €).
Più avanti scopriamo quali sono le opzioni con le tariffe più interessanti per un freelance senza partita IVA.
Spese una tantum
La prima spesa una tantum da mettere in conto è l’acquisto del terminale, requisito base delle offerte senza canone. Per fortuna i prezzi non sono così elevati come un tempo.
Quando si sottoscrive una soluzione per ricevere pagamenti elettronici è solitamente dovuta anche l’imposta di bollo.
Accredito degli incassi
Normalmente non vengono applicate commissioni sull’accredito degli incassi, del resto si paga già la tariffa sulla transazione. Ma attenzione, perché in alcuni casi – a dire il vero ne abbiamo riscontrato solo uno – sarà addebitata una commissione per trasferire il denaro.
Torna il discorso già accennato in precendenza: sempre meglio controllare i fogli informativi.
Procedura di registrazione e verifica
La fluidità della procedura di registrazione e verifica è un fattore cruciale per freelance e venditori occasionali, forse ancor più degli stessi costi.
I privati che esercitano saltuariamente e senza p.IVA non sono in grado di fornire documenti e attestazioni sulla propria attività, di conseguenza potrebbero incorrere in inconvenienti e non superare quel che diventa una specie di test di ingresso.
Avendo eseguito test e compiuto procedure di registrazione per decine di terminali, il nostro consiglio spassionato è di puntare su un brand che crei meno problemi in questa fase (per fortuna c’è qualche buona soluzione).
Quali sono le migliori opzioni in Italia?
Sul mercato esistono decine e decine di terminali di pagamento, tuttavia non tutti accettano clienti senza partita IVA.
Abbiamo cercato, selezionato e messo a confronto i migliori POS accessibili a questa particolare categoria:
Axerve a Commissioni
Questa è la nostra opzione preferita per piccole attività e professionisti ma si adatta perfettamente anche a freelance senza p.iva.
Axerve a Commissioni è una soluzione italiana offerta da Fabrick S.p.A., ossia dal Gruppo Sella.
L’accredito degli incassi sarà eseguito su qualsiasi conto corrente (si comunica l’IBAN in fase di registrazione) in un giorno lavorativo.
Info | |
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Costi fissi | Nessuno |
Spesa iniziale (una tantum) |
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Commissione sulle transazioni | 1 % |
Tipo di terminale | POS Android portatile autonomo, con SIM dati integrata |
Connettività |
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Stampante | Integrata |
Richiedi su |
È previsto l’acquisto di un POS Android all’ottimo prezzo di 100 €, in seguito si pagherà solo l’1 % della transazione.
Dal punto di vista economico, riteniamo che questa sia la migliore opzione possibile.
Il terminale è munito di stampante integrata per ricevute cartacee e di una batteria performante, ma questi potrebbero non essere aspetti particolarmente interessanti per un lavoratore occasionale.
Ciò che invece interessa è la facilità d’uso di questo dispositivo. Si usa esattamente come uno smartphone: si avvia l’apposita applicazione, si digita l’importo e si conferma con il tasto verde.
Accetta carte PagoBancomat, Visa, VPay, Mastercard e Maestro, vale a dire le carte più utilizzate in italia.
SumUp
SumUp applica una commissione più elevata rispetto al concorrente visto prima, ma per diversi motivi non è assolutamente un’opzione da scartare.
Oltre al POS si accede infatti a una serie di servizi interessanti:
- Pagamenti a distanza
- Pagamenti online
- Negozio online
Possono tornare utili anche a freelance che esercitano occasionalmente. Si pensi ad esempio a chi lavora online e vuole ricevere un pagamento istantaneo con carta.
Info | |
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Costi fissi | Nessuno |
Spesa iniziale (una tantum) |
79 € / 139 €
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Commissione sulle transazioni | 1,95 % |
Tipo di terminale | POS portatile autonomo, con SIM dati integrata |
Connettività |
|
Stampante | Opzionale |
Richiedi su |
Si può acquistare un terminale in due versioni:
- Solo: 79 €
- Solo con stampante: 139 €
Considerate le esigenze basilari dei soggetti senza p.IVA, crediamo che la versione base (senza stampante) sia più che sufficiente. Del resto le ricevute potranno essere inviate in modalità digitale, inserendo il numero del cliente sullo stesso display.
È un dispositivo leggero e compatto, d’uso estremamente semplice: una volta acceso basterà digitare l’importo sulla tastiera virtuale.
La commissione, come dicevamo, è più alta (1,95 %), in compenso SumUp è il POS più facilmente accessibile: una breve registrazione di 10 minuti circa e qualche giorno lavorativo per la spedizione del terminale (nel frattempo si potrà usufruire degli altri servizi inclusi).
Le somme incassate saranno accreditate in 1-2 giorni lavorativi su qualsiasi conto corrente.
Se Axerve è la soluzione più economica, SumUp è quella meno complicata.
Nexi mobile POS
Nexi propone un POS mobile, ossia un lettore di carte per smartphone.
Questo dispositivo riceve pagamenti solo se collegato via Bluetooth a un telefono con sistema operativo iOS o Android, sul quale sarà installata un’apposita app.
Rispetto ai due precedenti parliamo dunque di un terminale non autonomo, ma piccolo e compatto.
Info | |
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Costi fissi | 30 €/anno a partire dal secondo anno |
Spesa iniziale (una tantum) |
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Commissioni |
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Tipo di terminale | POS mobile, richiede collegamento a smartphone |
Connettività | Bluetooth |
Stampante | Non disponibile |
Richiedi su |
Info | |
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Costi fissi | 30 €/anno a partire dal secondo anno |
Spesa iniziale (una tantum) |
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Commissioni |
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Tipo di terminale | POS mobile, richiede collegamento a smartphone |
Connettività | Bluetooth |
Stampante | Non disponibile |
Richiedi su |
Ad attrarre è il suo prezzo: costa sola 29 € e la commissione è lievemente inferiore a quella di SumUp (1,89 %)
Dobbiamo però segnalare che è prevista una quota annua… che non si chiama “canone” ma nei fatti lo sostituisce.
Riepilogando: il primo anno avremo la spesa per l’acquisto POS e in aggiunta la quota di 37,50 €.
Dal secondo anno la stessa quota si riduce a 30 €. A voi le valutazioni.
Il dispositivo non ha connessione propria (ecco perché deve collegarsi allo smartphone) e non è munito di stampante.