La Dynamic Currency Conversion (DCC) – in italiano “conversione dinamica di valuta” – è un servizio che il commerciante può offrire ai clienti stranieri che effettuano acquisti con carta.

È consigliabile al commerciante? In questo articolo chiariamo cos’è la DCC, come funziona, quali sono vantaggi e svantaggi per esercenti e consumatori.

Come funziona la DCC?

La DCC, acronimo dell’inglese Dynamic Currency Conversion, è un cambio di divisa effettuato prima che la transazione vera e propria venga elaborata, attraverso il POS dell’esercizio commerciale e su richiesta del cliente straniero.

In termini pratici, se i titolari di un negozio attivano questa funzione sul proprio terminale, i clienti stranieri potranno scegliere di pagare in euro oppure nella loro valuta di provenienza.

Un cliente proveniente dagli Stati Uniti, ad esempio, avrà la possibilità di pagare su POS in dollari statunitensi – sebbene il commerciante italiano incasserà sempre in euro.

Quando il cliente usa la carta di credito, il terminale ne rileva il paese di emissione e propone automaticamente sullo schermo la scelta tra euro e divisa nazionale del cliente.

Non è l’esercente a poter effettuare questa scelta, bensì è tenuto a chiedere al consumatore in quale moneta preferisce saldare il conto. Se  questi opta per la propria valuta nazionale, una conversione istantanea dell’importo sarà effettuata con il cambio interbancario vigente al momento.

Quali vantaggi per il commerciante?

Quando viene proposta loro l’attivazione della DCC, gli esercenti si ritrovano spesso impreparati su un argomento che, in effetti, merita qualche riflessione ragionata: affrettarsi nella decisione sull’onda di un entusiasmo suscitato da promesse di guadagni extra potrebbe dare origine a successivi ravvedimenti.

Partiamo dai benefici destinati all’esercente.

Il commerciante ottiene una remunerazione percentuale su ogni transazione eseguita con conversione dinamica di valuta. In altre parole – strano ma vero – il commerciante viene premiato dal fornitore del servizio.

Quali sono, dunque, i fattori che potrebbero trasformare la Dynamic Currency Conversion in uno svantaggio economico?

  • Il canone fisso (solitamente mensile)

  • Il volume di incassi con DCC

Per evitare perdite derivanti dall’adesione al servizio, il volume degli introiti con conversione dinamica deve produrre, con regolare frequenza, una remunerazione tale da coprire i costi fissi ad esso legati.

Se così non fosse, il commerciante si ritroverebbe a pagare per un servizio da cui non solo non trae alcun utile economico, ma induce inoltre i clienti meno informati in quella che è una sorta di inganno (vedi Gli svantaggi per il consumatore).

Il tornaconto di questa soluzione si presenta unicamente alle attività con una frequente clientela straniera; vale a dire negozi e locali che operano in zone di interesse turistico.

Gli svantaggi per il consumatore

Quella che appare come una situazione win-win, dove tutte le parti ne traggono qualche vantaggio, va in realtà a discapito del consumatore.

Se a guadagnare saranno l’operatore DCC, la banca e il negoziante (sempre che abbia effettuato una corretta valutazione costi-benefici), è chiaro che qualcuno debba pagare – e quel qualcuno è proprio il consumatore.

Saldando il conto nella propria divisa, nel peggiore dei casi la spesa finale rischia di lievitare fino al 12% rispetto all’importo originale – come denuncia BEUC, associazione europea in tutela dei consumatori. Il suo rapporto sulla Dynamic Currency Conversion dovrebbe, oltre che mettere in guardia i consumatori, sollevare una questione morale tra gli esercenti che la adottano.

Le transazioni con conversione dinamica sono gravate da una doppia commissione.

Dopo la conversione con il tasso di cambio interbancario (che potrebbe essere o meno in favore di chi effettua l’acquisto), all’importo viene applicata una maggiorazione dall’operatore DCC (all’incirca il 3%) e le eventuali commissioni del circuito o della banca sugli acquisti effettuati all’estero.

Tra una commissione aggiuntiva e l’altra, con la conversione dinamica di valuta la spesa finale aumenterà in media del 5-6%.

Di fronte ad un simile quadro, appare evidente che i clienti scelgano di pagare con DCC ingannati da una sintesi così estrema (“Preferisci pagare in euro o nella tua divisa?”) da trasformarsi in raggiro.

Per garantire maggiore trasparenza, nel 2019 è stato approvato dal Parlamento europeo – su proposta della Commissione – un provvedimento che impone agli operatori di mostrare sul display del terminale il prezzo finale in euro e nella valuta di origine del consumatore, così che questi possa scegliere in modo consapevole.

Come sottoscrivere un servizio DCC?

In Italia e in Europa, la conversione dinamica di divisa è offerta principalmente da Global Blue, società svizzera che si propone di gestire tutte le operazioni necessarie alle transazioni con Dynamic Conversion.

Per implementare questa funzione sul proprio terminale è necessario rivolgersi al fornitore del POS o del collegamento al sistema di acquiring, sia esso una banca o una società indipendente.

Global Blue collabora con i maggiori istituti di pagamento italiani – tra cui Nexi, Intesa Sanpaolo, UniCredit, Axerve e Axepta del gruppo BNP – e attraverso questi consente agli esercenti di aderire al programma.

La documentazione pubblicata dall’operatore non riporta dettagli dell’offerta né condizioni contrattuali. È dunque necessario contattare l’intermediario di riferimento che, con tutta probabilità, applicherà un canone mensile per il servizio.

Tra le società che forniscono soluzioni DCC si annoverano Elavon, FEXCO, ConCardis e Travelex.

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Conclusioni

La Dynamic Currency Conversion è una soluzione pensata, prima di tutto, per portare soldi nelle casse dei grandi operatori finanziari. Potrebbe diventare redditizia per il commerciante solo nel caso in cui il suo negozio sia frequentato in modo assiduo da turisti (chi viaggia per lavoro è presumibilmente più informato e se ne tiene alla larga).

Riguardo i profitti del commerciante è tuttavia d’obbligo il condizionale. Agli utili prodotti dalla conversione dinamica di valuta deve essere sottratto il canone mensile imposto dall’istituto bancario o di pagamento che si interpone tra commerciante e fornitore del servizio.

Alle valutazioni strettamente economiche riteniamo opportuno aggiungere una considerazione di natura etica. Come spiegato nel corso di questo articolo, la DCC arreca danni al consumatore, che – illuso da una formula equivoca – crede di optare per l’alternativa più economica.