Il risparmio illusorio dei contanti: un conto salato per le piccole aziende
La transizione digitale in corso sembra non toccare commercianti e piccoli imprenditori, persuasi dall’idea – come vedremo, irrazionale – che il denaro contante produca meno costi dei pagamenti con carta.
Dati e statistiche smentiscono un’illusione suscitata dall’emotività più che dalla realtà dei fatti. Nei paragrafi successivi cercheremo di illustrare in modo sintetico perché i contanti costano alle piccole aziende più delle transazioni elettroniche.
Furti, rapine e sicurezza
Il Rapporto 2018 di Confcommercio relativo ai costi per le imprese derivanti dalla criminalità riferisce di un netto incremento della spesa per sistemi di sicurezza.
Telecamere e allarmi vengono scelti da più della metà dei commercianti. In media, più di 8 imprenditori su 10 prendono almeno un’iniziativa per proteggere il proprio negozio o azienda.
Fonte: Confcommercio 2018 – Criminalità, abusivismo, illegalità: percezione e costi
La percentuale di imprenditori che investono sempre di più per la protezione dell’esercizio commerciale cresce in modo notevole nel settore dei carburanti e dei tabacchi: il 95% dei tabaccai e il 94% dei benzinai si servono di importanti somme di denaro per dotarsi di sistemi di sicurezza adeguati.
È interessante il dato secondo cui, nonostante gli investimenti, solo il 7% dei commercianti intervistati ritiene che il livello di sicurezza sia aumentato.
Se da un lato le aziende dirottano una parte sempre più consistente dei ricavi per l’acquisto e la manutenzione di apparecchiature o servizi, dall’altro si assiste ad un progressivo calo di furti e rapine. Una spiegazione plausibile si può trovare nello studio Cashless Cities di Roubini ThoughtLab, secondo cui furti e rapine diminuiscono con l’incremento dei pagamenti digitali.
Media annuale furti e rapine
Fonte: Roubini ThoughtLab
Nelle città più inclini ai pagamenti digitali – dunque all’uso di carte, smartphone, wallet elettronici e conti online – il numero dei reati denunciati (furti e rapine) risulta nettamente inferiore a quello dei crimini verificatisi nelle zone in cui i contanti hanno un ruolo tuttora prominente.
Conti aziendali e commissioni
Se da un lato neanche i pagamenti digitali riescono ad evitare le spese di gestione del conto corrente aziendale, dall’altro sono gli alti quantitativi di denaro contante ad aumentarne i costi.
Complice l’azione di Governo volta ad incentivare la transizione agli strumenti digitali, gli istituti bancari hanno prontamente risposto alle richieste del Legislatore applicando:
- limiti al numero di operazioni gratuite allo sportello
- commissioni per le operazioni eccedenti
- obbligo di giustificare prelievi di contante
Come si può constatare dalla gestione di un’attività, la necessità di operazioni allo sportello – ossia di versamenti e prelievi – sono strettamente correlati alla presenza di un alto quantitativo di denaro contante in negozio o in azienda.
Limiti, controlli e sanzioni
Le nuove norme in materia di antiriciclaggio impediscono il pagamento in contanti degli stipendi; inoltre fissano un tetto massimo pari a € 3.000 o frazionamenti della suddetta somma (D.Lgs. 90/2017) per il pagamento in cash dei fornitori.
A supportare i divieti appena citati vi sono limiti addizionali, inerenti il prelievo di contanti per le imprese:
- max. € 1.000 al giorno
- max. € 5.000 al mese
Lo sforamento del tetto massimo fa scattare automaticamente i controlli dell’Agenzia delle Entrate che, in assenza di una valida motivazione e in caso di accertamento di violazioni delle norme anti-riciclaggio, può comminare ai commercianti sanzioni che vanno da 3.000 a 50.000 euro.
Banconote false, imperizia alla cassa
Sulle perdite giornaliere di un'attività incidono inevitabilmente due ulteriori fattori, non sempre individuabili all'interno di un negozio durante le ore di punta:
- imperizia e negligenza degli addetti alla cassa
- contraffazione di banconote e monete
Nell’ultimo Rapporto sulla falsificazione dell’Euro - a cura dell’Ufficio Centrale Antifrode dei Mezzi di Pagamento (UCAMP) - si segnala il sequestro di oltre 162.522 banconote false già in circolazione, nelle mani di consumatori e negozianti.
Le banconote da 50 euro si confermano sul podio dei tagli più contraffatti, insieme a quella da 20 euro e alle monete da 2 euro.
Chi entra in possesso di contante contraffatto subisce un danno economico irrecuperabile (non è previsto rimborso), mentre chi decide di contrastarlo con adeguati controlli in cassa rischia di rallentare in modo significativo lo svolgimento dell'attività.
È bene sottolineare che i commercianti sono sottoposti quotidianamente al rischio di distribuzione - anche se inconsapevole - di denaro falso: un reato che prevede pene detentive e pecuniarie.

Banconote da 50 e 20 euro e monete da 2 euro sono oggetto di un vasto fenomeno di contraffazione. Oltre alla perdita irrecuperabile, i commercianti che le distribuiscono - magari in modo incosapevole - rischiano sanzioni penali molto severe.
Detrazione IVA sul carburante
Dal 1° gennaio 2019 - come previsto dal decreto legge 79/2018 - cambiano le regole sulla detrazione delle imposte applicate al rifornimento carburante per i mezzi di trasporto aziendali.
Se da un lato il distributore sarà obbligato ad emettere fattura elettronica per certificare la cessione di carburante, dall’altra titolari di aziende e professionisti potranno detrarre l’IVA sul rifornimento solo a determinate condizioni.
Condizione necessaria per rendere le imposte detraibile è l’acquisto dei carburanti con mezzi di pagamento tracciabili, ad esempio carte di credito, carte di debito e carte prepagate.
In altre parole, i contanti incassati durante la giornata non potranno essere utilizzati per rifornire i veicoli al servizio dell’attività - a meno che non si voglia rinunciare alla detrazione IVA e dunque al recupero di una parte importante delle spese di un'attività.